Sant’Agostino: La morte non esiste, la sua storia



Sant’Agostino: La Sua Storia

Sant’Agostino nasce a nel 354, studia retorica a Cartagine, tormentato da una profonda inquietudine a soli diciannove anni abbraccia il manicheismo, fede persiana diffusa in Africa Orientale Occidentale oppure .
A Tagaste poi a Cartagine insegna filosofia e grammatica, poi si trasferisce a Milano, dove incontrerà il vescovo Ambrogio che lo convertirà al Cristianesimo.
A Milano condurrà vita ritirata e scriverà molti dei suoi primi libri tra cui “Contro gli Accademici”, “La Vita Felice”, “Sull’ordine” e i “Soliloqui”.
Nel 387 sarà battezzato da Ambrogio, e tornerà a Tagaste. A Tagaste si libererà di tutti i suoi beni e fonderà la sua comunità religiosa. Nel 391 viene Ordinato sacerdote e nel 391 viene poi consacrato Vescovo d’Ippona. Dopo tutto questo Lui prenderà a scrivere le sue opere migliori: “La Trinità“, dogmatico-teologica; tra il 396 e il 427 “La città di Dio“, a carattere storico, filosofico e teologico, “La dottrina cristiana” e “I commenti a Giovanni“.
Agostino ci rivela che la Fede non si arresta alla credenza assoluta ma alla ricerca continua del Mistero che rappresenta! Per capire bisogna anche credere e per credere si deve cercare di indagare, la vita è una continua ricerca la ricerca di Dio, il senso delle scritture applicate alla Vita stessa.
Sant’Agostino ci indica la strada per trovare Dio! Lui asserisce che soltanto se ci confessiamo
Nel 397 scrisse “Le Confessioni“, un grandissimo capolavoro.
Muore nel 430 durante l’assedio di Ippona da parte dei Vandali.

La ricerca della verità

Agostino ha concepito la sua vita e la sua opera come una continua ricerca della verità e di Dio. Cercare Dio significa anche cercare e conoscere l’anima, giacché Dio è presente nella nostra più profonda interiorità. Si può cercare l’anima solo se si pensa, se ci si ripiega su se stessi, se ci si confessa. E confessarsi vuol dire indagare tutti i problemi che ci assillano, che ci toccano in prima persona, per cercare di chiarirli. Ripiegarsi su di sé, confessarsi è il primo gradino per arrivare alla verità che può essere scoperta solo se si guarda dentro di noi. Bisogna raggiungere il più intimo nucleo dell’io per trovare la verità e Dio. La verità è Dio e finché l’uomo non l’ha trovata, non sarà mai felice. Consapevole che bisogna superare ogni forma di scetticismo e di probabilismo di stampo accademico, formula la teoria dell’illuminazione: l’uomo, alla ricerca della verità, arriva a Dio. Questi, come la luce, è la condizione essenziale perché la vista abbia la possibilità di vedere, così illumina l’uomo, rendendo possibile la conoscenza. In noi stessi troviamo una certezza fondamentale che supera i dubbi: non si può rimanere per sempre nel dubbio o nella sospensione di giudizio. Il dubbio stesso ci porta sulla strada della verità, che è la luce che guida e richiama l’anima alla sincerità e all’umiltà della confessione. La verità è il criterio di cui la ragione si serve per giudicare le cose; la verità è la rivelazione di ciò che è, dell’essere. Questo essere non è altro che Dio stesso che si rivela all’uomo e gli fa scoprire quale è la verità.

L’illuminazione divina

Agostino si ispira alla filosofia platonica, ma, a differenza di Platone, che faceva del conoscere un ricordare, egli ammette una speciale “Illuminazione” dell’Intelligenza da parte di Dio, che produce nella nostra mente le idee. Questa illuminazione è una luce che l’anima riceve da Dio e, mediante questa luce, si comunica all’uomo la verità, cioè le essenze universali della realtà, che sono in lui dall’eternità in quanto Dio è Verbo, cioè sapienza. L’illuminazione divina non è semplice atto venuto nel momento della creazione, ma un’assistenza continua da parte dell’anima dell’uomo, è un atto di Grazia, di amore, col quale Dio calma l’inquietudine umana che le cose sensibili non possvono appagare. Perciò, Dio è considerato come un maestro interiore, che partecipa alla Verità ed acquista lo Spirito di chi sa ascoltarlo.

Il male, il peccato e la libertà

La possibilità di cercare Dio e di amarlo è radicata nella stessa natura umana. L’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio e tende naturalmente verso di Lui, ma può anche allontanarsi consapevolmente da Dio peccando. Ogni uomo deve scegliere: o vivere secondo la carne, cioè lontano da Dio, nella menzogna e nel peccato, o vivere secondo lo spirito, cioè secondo Dio, nella felicità e nella verità. Il peccato è la rinuncia a ciò che è somma felicità e verità per preferire la creatura o le cose create, che possono rendere schiavo l’uomo. Non vi è male maggiore del peccato, anzi il peccato è l’unico e vero male. Tutto ciò che è, per il fatto stesso di esistere, è bene: nessuna cosa creata è male; diventa male se ci si attacca ad essa come se fosse Dio e si rinuncia, per essa, a Dio. Se l’essere è bene, il male sarà allora non–essere, mancanza e privazione di essere e di bene. La volontà è libera quando non è schiava del vizio e del peccato ed è questa libertà che può essere restituita all’uomo solo dalla Grazia divina. È solo la Grazia che rende l’uomo autenticamente libero. Senza Dio, l’uomo si allontana dalla verità e dall’amore ed è destinato a peccare. L’uomo possiede il libero arbitrio, cioè la possibilità di scegliere fra vie diverse e libertà. L’uomo però non possiede la libertà: solo la grazia di Dio è capace di trasformare il libero arbitrio in libertà, spingendo gli uomini a scegliere e perseguire il bene, perché, senza grazia, l’uomo non può raggiungerlo. Quindi, la grazia e la libertà sono conciliabili, in quanto la vera libertà non è realizzabile dall’uomo con le sue forze, ma è invece un dono che Dio ci manda attraverso la grazia. Il manicheismo considerava il male come un principio contrapposto al bene. Per superare questo dualismo, Agostino è partito dall’identificazione di Dio col sommo bene e ha confutato sia l’ipotesi dell’esistenza di un principio del male in opposizione a Dio, sia l’ipotesi del male come creazione di Dio. Agostino interpreta il male come una mancanza, una lontananza da Dio. Il male è necessario quanto il bene: un mondo con solo il bene sarebbe un mondo non reale e non ci sarebbe libertà. Bene e male sono correlati poiché il male è la mancanza di bene, è una colpa umana che deriva dalla paura e dal rifiuto di Dio.

La Trinità

Per rappresentare la Trinità, Agostino ricorre all’analogia con l’anima dell’uomo. Quest’ultima è composta, pur nella sua unità, di tre facoltà distinte: la memoria (consente all’anima di riconoscersi sempre la stessa nel tempo e di stabilire la propria identità), l’intelligenza (consente all’anima di avere notizie di sé) e la volontà (produce nell’anima l’amore di se stessa). La stessa cosa avviene in Dio: alla triplice facoltà dell’anima corrisponde la Trinità delle persone, Padre, Figlio e Spirito Santo. L’uomo è uno e, nello stesso tempo, trino, in quanto esiste (esse: Padre); conosce (nosse: Figlio), ama (velle: Spirito Santo).

Il problema del tempo

Alla domanda su che cosa faceva Dio prima di creare il cielo e la terra, Agostino risponde osservando che Dio è eterno ed è il creatore non solo di ciò che è nel tempo, ma del tempo stesso. Prima della creazione il tempo non c’era: non vi era un prima e un dopo e non ha senso domandarsi che cosa facesse allora Dio. Dio è al di là del tempo e la creazione non è avvenuta nel tempo, in quanto questo prima della creazione non esisteva. Se si analizzano i tre momenti del tempo (passato, presente e futuro) ci si accorge che il passato è ciò che “non” è più, il futuro è ciò che “non” è ancora e il presente è ciò che “non” è né breve né lungo, ma è un brevissimo attimo che fugge e che non si può raggiungere. Ma benché possa sembrare che il tempo non sia nulla, noi lo sentiamo presente in noi, nella nostra mente, e ciò accade perché il tempo, pur non essendo una realtà in sé, diventa tale nell’anima e nella memoria degli uomini. E’ l’anima che si crea questa realtà: il tempo è una “distensio animae”.

La città di Dio

Nella storia dell’umanità vi è una lotta perenne tra due città o regni: la città di Dio e la città di Satana. Queste due città non sono mai nettamente distinguibili durante la storia umana: nessun periodo storico e nessuna istituzione sono dominanti esclusivamente dall’una o dall’altra città. Esse sono mescolate fino alla fine dei tempi, quando, con la resurrezione dei morti ed il giudizio finale, sarà chiaro a quale città abbiamo aderito, se a quella celeste o a quella di Satana. Nel presente l’uomo può cercare di intuirlo solo se interroga se stesso con sincerità ed invoca l’aiuto dello Spirito.

La lotta contro il Manicheismo

L’attività di scrittore di Agostino si sviluppa in gran parte sul fronte della polemica contro le eresie. Prima c’è stata la lotta contro i manichei (De libero arbitrio, De magistro, De vera religione, De utilitate credendi, Contra Faustum), centrata sul tema della Verità. Il pensiero manicheo si basava sull’esaltazione del Dio del bene e sul disprezzo della vita terrena, non accettava le Sacre Scritture del vecchio testamento, credeva in forze oscure, nella natura e in altri miti. Agostino afferma che la Verità risiede nell’animo dell’uomo; il bene è l’unica realtà davvero esistente, mentre il male è, all’opposto, l’assenza di essere. La novità di Agostino consiste nel riprendere questi temi di origine platonica e neoplatonica alla luce della concezione cristiana. La vita interiore e intellettuale è resa possibile dalla luce divina che è dentro noi ed è la fonte della fede e di una ricerca inesauribile diretta a enuclearla nella sua purezza.

La lotta contro il Donatismo

Il Donatismo, movimento fondato da Donato di Case Nere, sosteneva che la Chiesa è una comunità di perfetti, che non devono avere contatti con le autorità civili. Le autorità religiose che tollerano o ammettono tali contatti, perdono la capacità di amministrare i sacramenti, i fedeli devono considerarli come traditori e rinnovare gli eventuali sacramenti ricevuti da esse. Attraverso una serie di opere (Salmus contra partem Donati, De Baptismo, Contra epistulam Petiliani, De unitate Ecclesiae) e interventi ai concili di Cartagine del 403 e 411, Agostino ha affermato la validità dei sacramenti, indipendentemente dalla persona che li amministrava ed ha ribadito i diritti della Chiesa di Roma, poiché è Cristo che opera attraverso il sacerdote.

La lotta contro il Pelagianesimo

Il Pelagianesimo era stato diffuso da Pelagio, monaco inglese stabilitosi a Roma, che negava che il peccato originale avesse indebolito la libertà umana e la capacità di fare il bene. Per Pelagio, l’uomo è, sia prima che dopo il peccato originale, capace di operare il bene senza l’aiuto della Grazia. Questa dottrina portava a ritenere inutile la redenzione operata da Cristo. Contro la negazione di Pelagio, Agostino replica che, con Adamo, ha peccato tutta l’umanità e, quindi, tutti abbiamo bisogno della Grazia divina per salvarci. Agostino ha sottolineato la necessità della Grazia divina per la salvazione: la natura umana, di per sé corrotta, merita la dannazione e solo la misericordia divina in Cristo può restaurarla. L’uomo non ha meriti propri da rivendicare nei confronti di Dio, poiché gli stessi meriti non sono altro che doni provenienti da Dio. L’iniziativa non può essere che di Dio, perché solo Dio può salvarci; tutto dipende da Lui: è Dio che per primo ci ha amati e ha dato se stesso per noi.

Author: La Fede Cattolica

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